MISTERI DELLA LUCE
Quarto Mistero
La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor

Gesù
Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo vengano con Me sul monte. Voi spargetevi alla sua base, dividendovi verso le strade che la costeggiano, e predicate il Signore. Verso sera voglio essere di nuovo a Nazareth. Non allontanatevi dunque molto. La pace sia con voi.
Gesù, dopo una breve sosta al fresco di un ciuffo di alberi, certo concessa per pietà di Pietro che nelle salite fatica palesemente, riprende a salire. Va fin quasi sulla vetta, là dove è un pianoro erboso che ha un semicerchio di alberi verso la costa.
Riposate, amici. Io vado là a pregare.
E accenna con la mano ad un ampio sasso.
I tre, che si erano adagiati comodamente, sono scossi improvvisamente da una luminosità così viva che annulla quella del sole e dilaga e penetra fin sotto il verde dei cespugli e alberi sotto cui si sono messi.
Aprono gli occhi stupiti e vedono Gesù trasfigurato.
Il Suo Viso è un sole dalla luce siderale ma intensissima, nel quale raggiano gli occhi di zaffiro. Sembra più alto ancora, come la Sua glorificazione ne avesse aumentato la statura. La Sua luminosità non è descrivibile per la bellezza e l’intensità.
Gesù sta col Volto alzato verso il Cielo e sorride ad una visione che lo sublima.
La Luce aumenta ancora per due fiamme che scendono dal cielo e si collocano ai lati di Gesù. Quando sono stabilite sul pianoro, il loro velo si apre e ne appaiono due maestosi e luminosi Personaggi.
Mosè, dallo sguardo acuto e severo e da una lunga barba bipartita. Dalla sua fronte partono corni di luce. Elia è dall’aspetto più giovane, scarno, barbuto e peloso.
Mentre la luce di Mosè è candida come è quella di Gesù, specie nei raggi della fronte, quella che emana Elia è solare, di fiamma viva.
I due Profeti prendono una posa di riverenza davanti al loro Dio Incarnato e, sebbene Questi parli loro con famigliarità, essi non abbandonano la loro posa riverente.
I tre apostoli cadono a ginocchio tremanti, col volto fra le mani. Vorrebbero vedere, ma hanno paura.
Finalmente Pietro parla: Maestro, Maestro. Odimi.
Gesù gira lo sguardo con un sorriso verso il Suo Pietro, che si rinfranca e dice:
È bello lo stare qui con Te, Mosè e Elia. Se vuoi facciamo tre tende per Te, per Mosè e per Elia, e noi stiamo qui a servirvi….
Gesù lo guarda ancora e sorride più vivamente. Guarda anche Giovanni e Giacomo. Uno sguardo che li abbraccia con amore.
Anche Mosè e Elia guardano i tre fissamente. I loro occhi balenano. Devono essere come raggi che penetrano i cuori.
Gli apostoli non osano dire altro. Intimoriti, tacciono.
Ma quando un velo che non è nebbia, che non è nuvola, che non è raggio, avvolge e separa i Tre gloriosi dietro uno schermo ancor più lucido di quello che già li circondava e li nasconde alla vista dei tre, e una Voce potente e armonica vibra ed empie di sè lo spazio, i tre cadono col volto contro l’erba.
Questo è il mio Figliuolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo
Pietro nel gettarsi bocconi esclama:
Misericordia di me, peccatore! È la Gloria di Dio che scende!.
Giacomo non fiata.
Giovanni mormora con un sospiro, come fosse prossimo a svenire: Il Signore parla!.
Nessuno osa alzare la testa anche quando il silenzio si è rifatto assoluto.
Non vedono perciò neppure il tornare della luce alla sua naturalezza di luce solare e mostrare Gesù rimasto solo e tornato il Gesù solito nella sua veste rossa.
Egli cammina verso loro sorridendo e li scuote e tocca e chiama per nome.
Alzatevi. Sono Io. Non temete.
Torniamo ora fra gli uomini, perchè sono venuto per stare fra essi e per portare essi a Dio. Andiamo. Siate santi per ricordo di quest’ora, forti, fedeli. Ma non parlate ora di questo che avete visto ad alcuno. Neppure ai compagni.
Quando il Figlio dell’uomo sarà risuscitato tra i morti e tornato nella Gloria del Padre, allora parlerete.
Perchè allora occorrerà credere per aver parte nel mio Regno
